26 autori emergenti si sono cimentati con l’elaborazine di una storia di massimo 5.000 parole, che avesse per protagonista un cane.
Ne sono uscite storie divertenti, drammatiche, tenere, distopiche.
Tutto il ricavato della vendita di questo libro andrà al rifugio-canile di Montebolzone.
Io ho contribuito con il mio racconto dal titolo “Karma” di cui pubblico qui l’incipit:
«È buio. Manca l’aria, credo di essere in una galleria.»
«Continui. Riesce a vedere qualcosa?»
«Arrivano le luci. Mi accecano, ma non è solo quello. Sono rumorose e fanno paura.»
«E dopo? Che succede?»
«Le luci mi vengono addosso. Sono paralizzato ma… Mi spiace, non ricordo altro.»
«Va bene, ora conterò da 10 a 0 e lei si sveglierà. Dieci… nove…otto…»
Il mio terapeuta è convinto che per arrivare all’origine del trauma l’ipnosi possa essere utile. Purtroppo non riesco a proseguire oltre le luci, come se dopo non ci fosse altro. La prossima seduta è tra due settimane. Nel frattempo posso dedicarmi ai miei amati cani.
Ho una missione da compiere, salvarne il più possibile e regalare loro una famiglia.
Cani senza padroni che vagano per la strada, bestie abbandonate o solo smarrite. Io le avvicino, loro mi annusano e, in genere, mi seguono. Si fidano. C’è qualcosa in me che le rassicura e le fa sentire protette.
Nel canile dove lavoro come volontario funziona tutto alla perfezione, ma non basta. I cani hanno bisogno di qualcuno che li adotti. Ogni volta che ne salvo uno sento di aver salvato un po’ anche me stesso. Non so perché, ma questa cosa l’avverto come una missione e sono convinto che in qualche modo c’entrino le luci.
***
«Cosa succede dopo? Quando le luci la colpiscono cosa sente?»
«Io… il rumore cessa, le luci si attenuano, ma il mondo ruota di 180 gradi. Sono sdraiato per terra. C’è questa ragazza che mi poggia un palmo sul fianco. Ha un telefono in mano, chiama qualcuno, ma non riesco a sentire cosa dice.»
«Si concentri sul suo corpo, avverte qualcosa oltre la sensazione di essersi capovolto?»
«Avverto… bagnato. Il mio fianco è bagnato e appiccicato al suolo. Poi tutto si opacizza»
«Va bene, ora conterò da 10 a 0 e lei si sveglierà. Dieci… nove… otto.»
Al canile mi chiamano San Francesco, perché riesco a comunicare con gli animali. Ho questo dono da sempre. Mi basta carezzare un pelosetto per capire esattamente di cosa ha bisogno. Per i compagni delle elementari invece ero Mowgli, perché trascorrevo più tempo con i cani che con i bambini. Chissà, magari se provo con le scimmie funziona allo stesso modo, così poi mi chiamano Tarzan e completo i soprannomi.
Vado fiero di questa mia “abilità”. Non ho idea da dove sia venuta e temo possa esaurirsi da un momento all’altro. Però mi mette anche paura, perché l’associo a una sensazione sgradevole, quella del tradimento e dell’abbandono. Per questo sto sperimentando l’ipnosi, per ricordare da dove nasca quel senso di lacerazione che provo.
***
«Riesce a capire cosa dice la ragazza?»
«Dice: “C’è bisogno di un dottore”.